I LOMBARDI A CORLEONE :: MOSTRA VIRTUALE

Il trasferimento: la galea

Venezia, Archivio di Stato, Santo Stefano, busta 1, n. 4. Riproduzione di uno schizzo di galea nel verso di una pergamena contenente un documento dei primi anni del Duecento (concessione gratuita dell’immagine ai fini della mostra da parte dell’Archivio di Stato di Venezia)
Venezia, Archivio di Stato, Santo Stefano, busta 1, n. 4. Riproduzione di uno schizzo di galea nel verso di una pergamena contenente un documento dei primi anni del Duecento (concessione gratuita dell’immagine ai fini della mostra da parte dell’Archivio di Stato di Venezia).

La galea è citata espressamente come la nave di Bertolino da Pontecorono nel documento del 1285: con essa, fornita di ciurma armata pisana, abborda un’imbarcazione da carico con equipaggio trapanese al largo di Pantelleria, cui segue un processo con l’accusa di pirateria. Con la stessa galea Bertolino, proprio in quei mesi, si reca per affari urgenti in Toscana, quasi certamente a Pisa. Con ogni verosimiglianza a bordo della stessa nave, o di una simile, lo troviamo nel porto di Tunisi nel 1289 e successivamente a Susa, sempre in Tunisia dove ha trasportato una consistente quantità d’oro (milleseicento doppie di Mir, del peso complessivo di qualche chilogrammo). Questo trasporto documenta l’uso promiscuo della galea: nave da trasporto di cose e persone, ma anche imbarcazione armata in grado di proteggersi da attacchi e di aggredire a sua volta.
Con questo tipo di navi si svolgevano tra le sponde del Mediterraneo commerci favoriti dalle molte e preziose monete d’oro e d’argento coniate dagli stati che vi si affacciavano.
Tali monete sono le uniche menzionate, sia pur molto raramente, nei documenti dell’Italia nord occidentale, a volte singole monete d’oro (mancusi, marabottini) portate da viaggiatori o pellegrini di ritorno dalla Palestina o da Costantinopoli.
Le imbreviature vergate a Tunisi dal notaio genovese Pietro Batifolio tra il 1288 e il 1289, gli stessi anni in cui vi si trovava il lombardo Bertolino da Pontecorono, documentano una grande varietà di monete d’oro circolanti in quell’importantissimo porto del Mediterraneo: oltre alle doppie d’oro de Mir e ai marabottini abbiamo infatti, per citare solo alcuni, le once d’oro, i tarì, i genovini e i bisanti d’argento.
La galea disegnata nella pergamena ha un aspetto molto simile a quella utilizzata da Bertolino nei suoi viaggi in quanto è databile non oltre il 1280. Tale datazione si ricava dal fatto che l’anonimo scrittore dell’appunto cita come nonno della moglie («pare de mio sosero») (vedi 2) Stefano Venier (vedi 1), che nell’altra facciata della pergamena compare insieme alla moglie Agnese come vivente nel 1205, anno del documento.

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