I LOMBARDI A CORLEONE :: MOSTRA VIRTUALE

Cronache del Vespro

I DOCUMENTO: Cronache siciliane dei secoli XIII, XIV e XV pubblicate per cura del professore Vincenzo di Giovanni, Bologna, presso Gaetano Romagnoli, 1865 (Collezione di opere inedite o rare dei primi tre secoli della lingua pubblicate per cura della R. Commissione pe’ testi di lingua nelle provincie dell’Emilia). Biblioteca Universitaria di Pavia: Cons. 74 4 Cronache. 
II DOCUMENTO: L. A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores…, tomo X, Mediolani, ex Typographia Societatis Palatinae, 1727
Cronache siciliane dei secoli XIII, XIV e XV pubblicate per cura del professore Vincenzo di Giovanni, Bologna, presso Gaetano Romagnoli, 1865 (Collezione di opere inedite o rare dei primi tre secoli della lingua pubblicate per cura della R. Commissione pe’ testi di lingua nelle provincie dell’Emilia)
∞ Biblioteca Universitaria di Pavia: Cons. 74 4 Cronache
Ludovico Antonio Muratori, Rerum Italicarum Scriptores…, tomo X, Mediolani, ex Typographia Societatis Palatinae, 1727
∞ Biblioteca Universitaria di Pavia: Cons. 23 4

La rivolta autonomistica del Vespro (1282) genera in Sicilia un’importante fioritura storiografica che si esprime, oltre che in numerose cronache minori latine e volgari, in quattro grandi cronache in latino: la Historia Sicula di Bartolomeo da Neocastro, il Liber de gestis Siculorum sub Friderico rege et suis di Niccolò Speciale, la Cronica Sicilie anonima e l’Historia Sicula attribuita a Michele da Piazza.
Il motivo comune e la ragion d’essere di queste cronache, in particolar modo delle prime tre, è la rivendicazione della legittimità del regno autonomo siciliano nato dalla rivolta contro Carlo d’Angiò.
La corona di questo regno insulare fu assunta da una nuova dinastia che si designava come erede della monarchia normanno-sveva, quella catalano-aragonese di Pietro III e dei suoi discendenti cadetti (Giacomo II, Federico III, Pietro II, Ludovico, Federico IV).

I DOCUMENTO: SABA MALASPINA, Sallae sive Sabae Malaspinae Rerum Sicularum libri VI. Ab anno Christi MCCL usque ad annum MCCLXXVI… in LUDOVICO ANTONIO MURATORI, Rerum Italicarum Scriptores…, tomo VIII, Mediolani, ex Typographia Societatis Palatinae, 1726, colonne 785 – 874. ∞ Biblioteca Universitaria di Pavia: Cons. 23 4
II DOCUMENTO: NICOLÒ SPECIALE, Nicolai Specialis Historia Sicula in VIII libros distributa. Ab anno MCCLXXXII usque ad ann. MCCCXXXVII…, in LUDOVICO ANTONIO MURATORI, Rerum Italicarum Scriptores…, tomo X, Mediolani, ex Typographia Societatis Palatinae, 1727, colonne 917 - 1092. ∞ Biblioteca Universitaria di Pavia: Cons. 23 4
SABA MALASPINA, Sallae sive Sabae Malaspinae Rerum Sicularum libri VI. Ab anno Christi MCCL usque ad annum MCCLXXVI… in LUDOVICO ANTONIO MURATORI, Rerum Italicarum Scriptores…, tomo VIII, Mediolani, ex Typographia Societatis Palatinae, 1726, colonne 785 – 874
∞ Biblioteca Universitaria di Pavia: Cons. 23 4
NICCOLÒ SPECIALE, Nicolai Specialis Historia Sicula in VIII libros distributa. Ab anno MCCLXXXII usque ad ann. MCCCXXXVII…, in LUDOVICO ANTONIO MURATORI, Rerum Italicarum Scriptores…, tomo X, Mediolani, ex Typographia Societatis Palatinae, 1727, colonne 917 - 1092
∞ Biblioteca Universitaria di Pavia: Cons. 23 4

 

 

 

 

La dinastia catalano-aragonese, infatti, fondava i suoi diritti al trono siciliano sulla discendenza dagli Hohenstaufen, in quanto Pietro III nel 1262 aveva sposato Costanza di Svevia, figlia di Manfredi e dunque nipote dell’Imperatore e re di Sicilia Federico II.
A Napoli e nel meridione peninsulare rimaneva la dinastia Angioina, "straniera" per i Siciliani, ma forte dell’appoggio e della legittimazione della Chiesa che aveva concesso la corona siciliana a Carlo d’Angiò nel 1266 con papa Clemente IV dopo lunghe trattative avviate già dai suoi predecessori.
Per più di un secolo esistono dunque due regni di Sicilia, l’uno nell’isola, con capitale Palermo, l’altro nel meridione peninsulare, con capitale Napoli: due corone di Sicilia detenute da due dinastie diverse e nemiche, due sovrani che rivendicano, ciascuno per sé, il titolo di Re di Sicilia.

Tra la fine del XIII e la metà circa del XIV secolo la scrittura della storia diventa, pertanto, in Sicilia una delicata e importante «questione» politica. Nell’isola è probabilmente la Corona a «sollecitare», in particolare, due opere come la Cronica Sicilie e quella di Niccolò Speciale, che, sebbene molto diverse nella struttura e nel gusto letterario e stilistico, sono accomunate dal carattere di ufficialità o di semi-ufficialità con il quale è presentata, grazie ad espedienti come l’utilizzazione o l’inserzione di documenti originali di cancelleria, la ricostruzione degli ultimi secoli della storia siciliana.
Tale ricostruzione altro non è che la «versione» della storia che la Corona gradisce sia raccontata, pubblicizzata e propagandata. Partendo da pochi essenziali dati storici e da un piccolo, ma forte sul piano ideologico, nucleo di documenti di cancelleria, e utilizzando con una certa abilità anche le armi della retorica, i nostri cronisti propongono una versione della storia che, al di là dei suoi limiti e delle sue ingenuità, testimonia una volontà consapevole di «costruire» una verità storica, di proporre un’interpretazione del presente nient’affatto spassionata o neutrale, ma schiettamente di parte, presentandola come un dato certo e incontrovertibile, con il crisma dell’«autenticità» e della «veridicità».

Michele Amari, La guerra del Vespro Siciliano o un periodo delle istorie siciliane del secolo XIII. Seconda edizione accresciuta e corretta dall’Autore e corredata di nuovi documenti, volumi I e II, Parigi, Baudry, Libreria europea, 1843
∞Biblioteca Universitaria di Pavia: 7 F 16, 1 e 2
Michele Amari, La guerra del Vespro Siciliano o un periodo delle istorie siciliane del secolo XIII, tomo I e tomo II e ultimo, Capolago, Tipografia Elvetica, 1843
∞Biblioteca Universitaria di Pavia: Corradi 89 A 17, 1 e 2

Le testimonianze del passato più che indagate, sono utilizzate e re-inventate, per giustificare la politica e l’ideologia del presente.
Per questa via i cronisti siciliani dell’età del Vespro trovano in una pretesa tradizione, che solo adesso e a questo scopo in realtà viene «canonizzata», gli strumenti di legittimazione e di giustificazione del presente, ma al contempo fondano essi stessi una tradizione storiografica che avrà lunghissima fortuna. L’interpretazione del Vespro che essi propongono, infatti, si affermerà e continuerà a vivere per secoli non solo in Sicilia e sarà ripresa nei suoi elementi fondamentali, ancora nel XIX sec., da Michele Amari nella sua Guerra del Vespro che rimane tutt’oggi, al di là dell’impostazione ideologica superata, un testo fondamentale.
L’opera di Michele Amari fu pubblicata per la prima volta in Sicilia nel 1842 ma la parte più significativa del titolo, La guerra del Vespro, fu cassata dalla censura Borbonica e la prima edizione reca come titolo quello che originariamente era il sottotitolo: Un periodo di istorie siciliane del secolo XIII. Un rinnovato interesse verso questa vicenda storica fu suscitato dall’opera verdiana I Vespri Siciliani che ebbe una prima rappresentazione in francese a Parigi nel giugno 1855 e quindi in italiano a Venezia nel dicembre dello stesso anno.

 

 

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