I LOMBARDI A CORLEONE :: MOSTRA VIRTUALE

Premessa

Corleone
Nel declino del dominio svevo in Italia (forse negli ultimi anni di Federico II, forse sotto i suoi successori), un gruppo di «Lombardi», molti dei quali del territorio a cavallo del Tortonese e dell’Oltrepò pavese, sotto la guida di Oddone de Camerana da Brescia si trasferì in Sicilia, individuando come sede definitiva Corleone.
Le motivazioni di questa avventurosa migrazione al di là del mare, e via mare, sono probabilmente più di una: alla necessità di abbandonare luoghi in cui prevalevano le forze antisveve si aggiungeva, verosimilmente, il desiderio di raggiungere un’area dove la produzione e i commerci erano più sviluppati e dove un recente spostamento di saraceni a Lucera aveva lasciato ampi spazi di insediamento. Non è comunque da escludere che il flusso di popolazione sia durato anche più di una generazione e abbia coinvolto aree di origine progressivamente più ampie.

Oltre ai due controversi documenti di concessione da parte di Federico II, del 1237 e del 1249, noti fin dall’Ottocento attraverso la classica ma superatissima raccolta di Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici secundi, abbiamo una documentazione notarile ben più affidabile a partire dal 1257 principalmente, ma non solo, nel Tabulario di S. Maria del Bosco di Calatamauro. Se i due documenti della cancelleria sveva possono aver ingenerato dubbi sulla loro autenticità, le pergamene notarili di S. Maria del Bosco di Calatamauro non possono essere tacciate di fornirci informazioni distorte.
La vicenda dei Lombardi può essere seguita anche attraverso altre fonti d’archivio che si spingono fino all’età moderna.
Di sicura affidabilità (perché minuziosamente verificata nel corso di più decenni a partire dal 1974) è la documentazione prodotta durante i secoli XII e XIII nell’area pavese e tortonese, luogo di partenza dei Lombardi, qui esposta in minima parte. Negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso si sono identificati falsi documenti notarili, a lungo utilizzati come autentici ma si sono anche individuati i meccanismi per una verifica del formulario allo scopo di smascherare eventuali notizie capziose inserite nel dettato.
La mostra utilizza fonti di diverso livello e credibilità che si è cercato di sfruttare e di presentare non senza mettere in evidenza i possibili inconvenienti di una lettura superficiale.
Si tratta infatti:

La mostra è, nella sua versione completa, solamente virtuale. I documenti sono esposti in originale presso gli enti che li conservano, senza ricorrere a costose e potenzialmente dannose operazioni di spostamento.
L’intento è quello di portare alla luce, in un orizzonte più ampio, una vicenda conosciuta in maniera frammentaria ma anche di dare gli elementi e l’idea di una ricerca ancora in fieri.
La versione virtuale, con l’immagine dei documenti ma anche con il dettaglio sui particolari utili e significativi per il discorso, consente di fare un salto qualitativo nell’esposizione: non soltanto «vedere», ma soprattutto «guardare».

Torna alla pagina iniziale