I LOMBARDI A CORLEONE :: MOSTRA VIRTUALE

Paganino de Serçano poeta

Crestomazia italiana dei primi secoli, con prospettodelle flessioni grammaticali e glossario per E. Monaci, fascicolo I, Città di Castello, Casa editrice S. Lapi, 1889.
Canzone di Paganino da Serezano alle pp. 66-8, n. 32
∞ Biblioteca Universitaria di Pavia: 122 I 22
1293, aprile 24, Genova Archivio di Stato di Pisa, Diplomatico, Cappelli(Paganino a Pisa risulta infatti creditore per la vendita di una forma di formaggio)
1293, aprile 24, Genova
Archivio di Stato di Pisa, Diplomatico, Cappelli
(Paganino a Pisa risulta infatti creditore per la vendita di una forma di formaggio)

 

 

 

 

 

 

 

Il testamento di Iacopo (detto Puccio) de Classo figlio del fu Tavernario, cittadino della cappella di San Paolo all’Orto e carcerato a Genova per il comune pisano, fornisce indirettamente un prezioso indizio sulla possibile presenza a Pisa di Paganino da Serzana (località a lungo identificata con la lunigianese Sarzana, ma più probabilmente da riconoscersi nella piemontese Sarezzano). Tra le ultime volontà di Iacopo compare, infatti, quella di corrispondere 22 lire di denari pisani heredibus Paganini de Serzana, soliti morari in cappella Sancti Georgii Porte Maris, dovuti pro pretio pondi unius casei che egli stesso aveva acquistato da Paganino. Questa testimonianza, seppur minima, costituisce comunque un tassello utile per ricostruire la nebulosa vita del poeta, soprattutto perché suggerisce una nuova direzione di ricerca che indaghi le fonti archivistiche della città toscana. La famiglia Sarzana risale con la ricostruzione della propria storia fino al Quattrocento. Esiste dunque uno iato rispetto alla prima epoca dei Lombardi a Corleone in cui troviamo il cognome «Sarzano». D’altro lato la presenza a Pisa di un Paganino da Sarzana, già defunto nell’ultimo decennio del Duecento, induce a credere che possano esistere due diverse famiglie con distinte provenienze oppure che, al pari dei Pontecorono, si tratti di Lombardi giunti a fine secolo XIII a Pisa dal tortonese dopo un passaggio a Corleone. Peraltro la presunta professione di mercante mal si combina con l’attività di poeta, più spesso associata a quella di notaio o giudice.

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