Per un catalogo illustrato dei codici miniati della Biblioteca Universitaria di Pavia

Torna alla pagina iniziale

Messale romano (Ticinesi 814)

Perg., I (cart.), 325 (mancano le cc. 28 e 157), II’ (cart.) cc., 252 x 185 mm. - Legatura in assi di cartone coperte di pelle marrone, sec. XVIII.
Maestro del Messale di San Lanfranco, Pavia, 1480 ca.

Immagini

Il manoscritto entra a far parte del fondo Ticinesi il 5 luglio 1993, dopo essere stato acquistato a Torino, alla Libreria Antiquaria Pregliasco, poiché ritenuto di provenienza pavese, come conferma l’analisi del calendario liturgico (cc. 3r-8v).

Tra le festività, indicate con la rubricatura dei nomi dei santi oggetto di particolare devozione, si notano infatti san Siro, patrono di Pavia, al 9 dicembre (c. 8v), san Giovanni di Gualberto al 14 luglio (c. 6r) e san Lanfranco al 23 giugno (c. 5v). San Giovanni di Gualberto è il fondatore dell’ordine vallombrosano, ordine che, alla fine dell’XI secolo, si stanziò nei pressi di Pavia per dare origine ad una struttura monastica, San Lanfranco appunto, cui rinvia la solennità del 23 giugno (Bargiggia 1977; Lanzani 1983, pp. 160-183; Vallombrosani 2011).
È quindi presumibile che il Messale Ticinesi 814 sia stato commissionato dai monaci vallombrosani di Pavia.

Il manoscritto è corredato da un ricco apparato decorativo e illustrativo: numerose iniziali filigranate, alternativamente blu e rosse, ad ogni capoverso; 174 iniziali ornate, impreziosite dall’aggiunta della foglia d’oro, e 9 iniziali istoriate, volte ad illustrare le parti più importanti dell’anno liturgico: Natività, c. 18r; Epifania, c. 25r; Corpus Domini, c. 157r; Resurrezione, c. 162r; Ascensione, c. 175v; Colomba dello Spirito Santo, c. 179v; Trinità, c. 187v; Annunciazione, c. 230r e Santo Evangelista, c. 272v.

Il corpo della lettera è composto da larghe foglie policrome profilate in biacca, secondo la tipologia introdotta nelle sue ultime opere da Belbello da Pavia; alcune sono arricchite da elementi vegetali e zoomorfi che richiamano invece alla contemporanea tradizione ferrarese. La decorazione delle iniziali si estende poi ai margini delle carte e negli intercolunni con un intreccio di sottilissimi racemi, terminanti in foglioline cuoriformi verdi profilate d’oro e in infiorescenze dalla forma allungata, dorate e cigliate.

Le nove scene istoriate sono popolate da figurine solide, dai tratti somatici orientali, le cui anatomie rimangono nascoste sotto gli ampi panneggi delle vesti. Una bionda chioma lumeggiata in oro incornicia il dolce volto della Vergine, mentre le severe figure maschili esibiscono una folta barba. Le immagini sono campite con colori freddi, dalle tinte tenui, e la cromia è ulteriormente valorizzata dalle numerose lumeggiature dorate, che contribuiscono a dare maggior rilievo alle figure.

Le iniziali ornate e istoriate sono riconducibili alla stessa mano di un artista lombardo, aggiornato sulle ultime novità emiliane e dipendente dalla maniera del più dotato Maestro delle Ore Birago, miniatore pavese attivo tra il settimo e l’ottavo decennio del XV secolo (Alexander, De La Mare 1969, pp. 147-150; P.L. Mulas, in Dizionario biografico 2004, pp. 571-572).

La mano del Maestro del Messale di San Lanfranco è da identificarsi con quella del collaboratore del Maestro delle Ore Birago al quale sono state attribuite le illustrazioni di uno degli esemplari miniati degli Statuti dell’Ospedale San Matteo (Pavia, Archivio di Stato, Registro N/12 D; Albertini Ottolenghi 1991, p. 14; Mulas 2012, p.741).

Forti affinità stilistiche e morfologiche legano infatti le illustrazioni dei due manoscritti, come si può cogliere dal confronto tra la Trinità del Messale (c. 187v) e il busto di Papa Sisto IV benedicente dello Statuto (c. 1r).

Il manoscritto pavese degli Statuti è databile al 1479 circa, in quanto riporta il testo di una bolla concessa da Sisto IV in quell’anno, mentre il Messale di San Lanfranco è da considerarsi miniato negli anni immediatamente successivi, dunque all’inizio del nono decennio del XV secolo: in alcune decorazioni la mano dell’artista risulta infatti meno precisa e le figure appaiono maggiormente semplificate e piatte.

Beatrice Spairani

Provenienza: Pavia, Monastero San Lanfranco, XV secolo. Acquistato dalla Libreria Pregliasco di Torino nel 1993.

Bibliografia: M.G. Albertini Ottolenghi, in Scrittura dipinta 2017, cat. 26; Spairani 2019, pp. 165-168