Per un catalogo illustrato dei codici miniati della Biblioteca Universitaria di Pavia

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Pier Vittorio Aldini

Pier Vittorio Aldini

(Cesena, 1773 - Pavia, 1842)

Discendente di un’illustre famiglia di studiosi di Cesena, professore di Archeologia, numismatica e diplomatica dal 1819 al 1842 e Rettore dell’Università di Pavia nel 1836-37, Aldini aveva raccolto, con gran dispendio di capitali, numerosi manoscritti con l’intento di preservarli dal rischio più che concreto di fuga oltralpe.

La condizione economicamente non brillante di professore universitario lo indusse a cedere la sua preziosa collezione: invece di disfarsene pezzo per pezzo preferì cederla unita alla Biblioteca dellùUniversità che lo aveva visto professore e rettore.

La trattativa, condotta dal direttore Luigi Lanfranchi, fu lunga e difficile, e si concluse positivamente solo nel 1841.

Le vicende che portarono alla costituzione del fondo presero avvio nell’ottobre del 1830 in seguito alla decisione di Pier Vittorio Aldini di vendere, per ragioni finanziarie, la sua collezione di manoscritti. Luigi Lanfranchi, allora direttore dell’Universitaria, conoscendo il valore della raccolta, cercò in tutti i modi di acquistarla e chiese perciò un aiuto finanziario al viceré del regno lombardo-veneto. Cominciò così una fitta trattativa con il governo austriaco che portò nell’ottobre 1840 alla concessione di un contributo straordinario per l’acquisto dei manoscritti in questione. Nel frattempo il Lanfranchi aveva fatto approntare dall’Aldini stesso il catalogo dei manoscritti antichi e moderni da lui posseduti. Nell’ottobre del 1840, la collezione venne quindi venduta dall’Aldini al governo di Lombardia e da questo trasmessa alla Biblioteca. L’anno successivo l’Aldini cedette anche i manoscritti da lui raccolti dopo il 1831.

Se è abbastanza semplice individuare i codici che l’Universitaria acquistò dall’Aldini, pur considerando il fatto che alcuni sfuggirono alla catalogazione fatta in occasione della vendita perché ceduti in un momento successivo, è invece estremamente complesso stabilire la provenienza degli altri manoscritti conservati a tutt’oggi nel fondo. Alcuni, contrassegnati per la gran parte con un numero progressivo attribuibile alla stessa mano, provengono quasi sicuramente dalla abbazia di San Pietro in Ciel d’Oro e dalle altre congregazioni religiose soppresse in epoca giuseppina: furono quindi incamerati dalla Biblioteca in epoca anteriore alla vendita Aldini, e confluirono inizialmente nel patrimonio librario dell’istituto. Altri, invece, furono donati da alcuni illustri pavesi dell’epoca o acquistati dalla Biblioteca nel corso del XIX secolo, come rilevò Luigi De Marchi, promotore nel 1894 della catalogazione degli 582 codici del fondo.

Il fondo, infatti, presenta un’estrema varietà sia nella datazione dei codici in esso conservati, sia nelle loro tematiche. Se per i manoscritti più antichi si deve risalire fino al secolo XI, periodo cui appartengono due volumi miscellanei contenenti scritti scelti di padri della Chiesa, per quelli più recenti si giunge alla seconda metà del XIX secolo. Tra gli argomenti prevalgono senza dubbio gli scritti di carattere religioso (brani della Bibbia, messali, breviari, libri di preghiera, opere di carattere ascetico e agiografico), seguiti da quelli di carattere storico. Da segnalare anche i manoscritti musicali, alcuni dei quali di grande pregio, e due erbari.