Per un catalogo illustrato dei codici miniati della Biblioteca Universitaria di Pavia

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S. Ambrogio, Super psalmo centesimo octavo decimo expositio (Aldini 302)

Perg., I (cart.), 169, I’ (cart.) cc., 285 x 200 mm - Legatura '400esca in cuoio impresso su assi di legno, dorso in pelle rifatto dopo il 1894 (il catalogo De Marchi, Bertolani descrive un rinforzo in velluto rosso oggi scomparso)
Maestro delle Vitae Imperatorum e bottega, Lombardia, quarto-quinto decennio del secolo XV

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Il codice contiene il commento di S. Ambrogio al salmo 118, mantenendone la struttura in ventidue strofe, secondo la successione delle lettere dell’alfabeto ebraico.

Sedici iniziali miniate individuano altrettante sezioni del commento. S. Ambrogio in cattedra, con i consueti attributi del flagello e del pastorale, orna la pagina incipitaria (c. 1r); Re David che suona il salterio introduce il primo versetto del salmo (c. 1v).

Quattordici grandi iniziali, che variano dalle 10 alle 15 linee, ornate a bianchi girari su campo policromo, aprono altrettante sezioni maggiori del testo. L’uso di foglia d’oro è abbondante, sia nel campo delle due iniziali figurate, sia nel corpo di quelle ornate.
L’elevata qualità del codice diminuisce in corrispondenza del cambio di mano del copista (c. 131r): da qui in poi la decorazione miniata cessa e manca gran parte delle iniziali rubricate (sono visibili le indicazioni a inchiostro per il calligrafo).

Gli studiosi concordano nell’attribuire la decorazione al Maestro delle Vitae Imperatorum (Levi D’Ancona 1970, p. 16; Stefani 1985, p. 880; M.G. Albertini Ottolenghi, in Scrittura dipinta 2017, cat. 26) e alla sua prolifica bottega (Melograni 1990, p. 290 e p. 309, n. 25; Ritz-Guilbert 2010, p. 303), prediletta da Filippo Maria Visconti (1392-1447) e dai membri del suo entourage.

L’incisiva definizione grafica delle forme, il notevole rilievo plastico, i colori saturi e i volti «scarni, ammaccati» (Toesca 1912, p. 529) accomunano le miniature del codice pavese ad alcune scene dell’Inferno dantesco, decorato dal Maestro per Filippo Maria Visconti intorno al 1440 (L. Tognoli Bardin, in Arte in Lombardia 1988, cat. 17) e oggi smembrato tra Parigi (Bibliothèque Nationale de France, ms. It. 2017) e Imola (Biblioteca Comunale, ms. 32).

Nell’Ingresso alla Città di Dite alla c. 8v del volume di Imola, la figura di Virgilio condivide con il S. Ambrogio pavese i tratti somatici, le palpebre appesantite, le labbra carnose, nonché il trattamento dei panneggi terminanti in morbide volute.

Lo stesso linguaggio caratterizza il Re David (c. 1v), sebbene il risalto plastico della figura sia inferiore e gli incarnati siano resi attraverso una fusione di tinte meno omogenea.
Questi tratti, oltre ai tipi fisiognomici e alla resa delle capigliature, richiamano lo stile del Dittamondo di Parigi (Bibliothéque Nationale de France, ms. It. 81), datato al 1447 e ascritto alla bottega del Maestro (Melograni 1990, p. 298).

Il codice parigino presenta inoltre una serie di iniziali a bianchi girari su fondo policromo, tipologicamente non dissimili da quelle dell’Aldini 302.

Almeno per la prima iniziale, il codice pavese è riferibile al Maestro in persona e, su base stilistica, è databile tra il quarto e il quinto decennio del XV secolo.

Il trigramma IHS sormontato da una corona (c. 1r), presente in numerosi codici commissionati da Filippo Maria Visconti e dalla sua corte (Melograni 1990, p. 306, nota 100), non esclude il 1447, anno di morte del duca, come terminus ante quem per la realizzazione della decorazione.

Chiara Matelli

Provenienza: Pavia, Monastero dei Santi Tommaso e Apollinare, ex-libris nel margine inferiore del c. 1r, sec. XVI: Sum con[ventus] S. Thomae et Apolli(nari)s Papiae p(ro) cella R(everen)di pr(ior)is pone[...] - Pier Vittorio Aldini (1773-1842); acquistato dalla Biblioteca Universitaria di Pavia nel 1841.

Bibliografia: Aldini 1840, cat. 55, p. 18; De Marchi, Bertolani 1894, pp. 165-166; Levi d’Ancona 1970, p. 16; C. Repossi, in Il libro 1982, cat. 37, p. 54; Stefani 1985, p. 880; Melograni 1990, p. 290 e p. 309, n. 125; Ritz-Guilbert 2010, p. 303; M.G. Albertini Ottolenghi, in Scrittura dipinta 2017, cat. 13.