Fidenza, 1905 - Pavia, 1941
Direttore dal 1936 al 1941

Figlia del professor Francesco Lo Vasco e di Dirce Santi, appena laureata entrò alla Biblioteca Braidense, dapprima come volontaria poi, superato il concorso nel 1933, come bibliotecaria aggiunta di ruolo e lavorò alla schedatura di mille incunaboli per il "Centro nazionale d'informazioni bibliografiche e degli inventari di opere rare".

Dopo un breve passaggio alla Biblioteca Estense, giunse a Pavia nel luglio 1934 dove divenne direttrice nel novembre 1936.

La sua direzione si caratterizzò per l'ampliamento e il ripristino radicale dei locali: sono di quel periodo la Sala Manoscritti (oggi Sala Riservata), il restauro del Salone Teresiano, la Sala delle Riviste (oggi Sala di lettura) e molti depositi librari che avvicinava la nostra Biblioteca ad un più compiuto ruolo di biblioteca pubblica per tutti. Negli stessi anni furono realizzate anche le stanze della Direzione e dell'Economato.

Tutti questi lavori di sistemazione ed ampliamento, grazie ai nuovi locali ceduti dall'Università, comportarono la movimentazione di decine di migliaia di volumi, il che tuttavia non distolse la giovane direttrice e i suoi collaboratori dagli impegni più strettamente bibliografici come la catalogazione di riviste, atti accademici e giornali e la sistemazione del catalogo biografico.

Agata Lo Vasco fu un'innovatrice anche sotto il profilo della valorizzazione del patrimonio, intuendo l'importanza delle mostre bibliografiche come strumento di divulgazione per far conoscere ai non specialisti il posseduto della Biblioteca. Fu lei infatti a dotare il Salone Teresiano di dodici vetrine stabili di esposizione utilizzate per la prima volta nell'aprile del 1939 per una mostra di autografi di Lazzaro Spallanzani e di libri rari del secolo XVIII inaugurata dall'Altezza Reale il Duca di Bergamo.

Il suo impegno organizzativo non limitò quello scientifico, testimoniato da articoli, opuscoli, saggi e cataloghi e dal volume Le biblioteche d'Italia nella seconda metà del sec. XVIII: dalle Cartas Familiares dell'Abate Juan Andrés (Milano, Garzanti, 1940; collocazione: Papia B 614) che ottenne nel 1937 un premio dell'Accademia d'Italia. Morì prematuramente nel 1941.